Perché dobbiamo ancora pagare il canone RAI?

Il canone RAI è sicuramente la tassa più nominata e odiata dagli italiani, che oltre a dover pagare tutte le tasse su rifiuti, casa, acqua e luce si vedono accollare anche una tassa per poter guardare la propria tv di casa.

Perché i servizi offerti dalle altre reti sono gratuiti?

Come ben sappiamo la RAI è una azienda pubblica controllata dallo stato, quindi governo che passa tv che trovi, e per questo i programmi e gli obbiettivi televisivi sono sotto il controllo di ministri e autorità che decidono cosa sia meglio far vedere ai cittadini.

In italia il tasso di abbandono delle scuole è molto alto e i lettori si stanno sempre più “estinguendo”, il principale mezzo di comunicazione diventa quindi proprio la nostra tv. Perché allora dobbiamo pagare qualcosa che a quanto pare è fondamentale per la nostra cultura?

Aboliamo il canone RAI?

La proposta della senatrice Paxia è proprio quella di abolire la tassa e liberare gli italiani da questo peso che porta alle casse dello stato quasi 2 miliardi di euro.

Le opinioni in parlamento sono però contrastanti e pure gli stessi compagno di partito paiono essere contro questa proposta, il solito tiramolla grillino insomma.

Luigi Di Maio in una dichiarazione in merito ha affermato: “Il nostro obiettivo è ridurre il canone, poi non spariamo cifre perché stiamo parlando di 2 miliardi di euro circa, ridurlo garantendo sempre che la Rai possa essere più indipendente possibile“.

Michele Anzaldi invece propone una riduzione progressiva della tassa “Tagliamo 10 euro all’anno fino a che non finirà la disinformazione” è il suo motto. E’ una campagna contro la disinformazione che mira a una presa di coscienza da parte dei giornalisti, che ha oramai raggiunto 25 mila firme.

Quante possibilità ci sono?

Le possibilità dell’abolizione sono a dir poco nulle visti i precedenti di questa proposta,vedremo come andrà a finire ma la sensazione è quella che questa sia solamente una trovata grillina per ottenere consensi popolari e riemergere dalla situazione di minoranza in cui si trovano al momento.

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