Conte a Taranto: “Vogliamo che chiuda!”

Ieri il premier Conte è volato a Taranto per ascoltare i cittadini che da giorni protestano contro la chiusura dell’ ex Ilva di Taranto ora passata in mano al Colosso Arcelor Mittal.

Cittadini e ambientalisti chiedono la chiusura

Accolto con cori e urla. Conte ha cercato di ascoltare un po’ tutti, il clima e non erano di certo il migliore ma tra spintoni e momenti di agitazione nei quali il premier Conte ha richiamato alla calma la voce dei cittadini si è fatta sentire.

Il malcontento del popolo è generale, la fabbrica non è di certo a norma e mette a rischio la vita dei tarantini. All’ esterno della fabbrica si sono radunati cittadini e ambientalisti a chiedere la chiusura e la riconversione della fabbrica in quanto “Non rende facile la vita ai Tarantini” e intonando cori del tipo: “Noi vogliamo vivere!” “Non vogliamo essere presi in giro!“.

Il Premier ha chiesto loro cosa volessero che facesse a riguardo e le risposte sono state chiare: “Vogliamo che chiuda!

L’incontro con gli operai

Conte ha poi incontrato una delegazione di operai all’interno della fabbrica che alla fine lo hanno applaudito, da questo incontro è emerso, ovviamente , il malcontento degli operai a proposito di un’eventuale chiusura ma anche la consapevolezza di lavorare in una fabbrica che danneggia la salute di tutti.

Colpisce la frase di un operaio che ammette “Mi sento in colpa a pensare che tutti i giorni vengo a lavorare e creo dei danni a miei bambini e alla mia famiglia.

La replica di Arcelor Mittal

La risposta di Arcelor Mittal tarda ad arrivare, tutto tace sul versante lussemburghese che non vuole adempiere agli impegni presi con il Governo. L’azienda infatti doveva impegnarsi a diminuire le emissioni della fabbrica e a garantire il lavoro agli operai.

Il Governo e le istituzioni stanno continuando a fare pressioni e a cercare soluzioni a questo immenso problema economico ma soprattutto sociale, però le risposte tardano ad arrivare. Intanto le manifestazioni continuano, i cassintegrati rimangono a casa e a pagare come sempre ci va di mezzo il popolo dei lavoratori.

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